Il produttore di serramenti altoatesino Finstral invita al dialogo, avvia conversazioni e affronta temi rilevanti dell’architettura. Per il terzo numero del Magazine Finstral F_03 abbiamo posto otto domande ad architetti provenienti da tutta Europa. Qui può leggere le risposte di Lukas Rungger.
1. Come architetto, cosa pensa della luce?
Lukas Rungger: Analizziamo le diverse articolazioni e il comportamento della luce: come si rifrange, diffonde, dirige, guida e accompagna. Vogliamo capire come cambia la luce, quali effetti genera e da dove proviene, come definisce gli spazi e diventa percezione. La luce è un elemento fondamentale nella progettazione di ogni spazio: basti pensare alle opere di James Turrell o alla natura, ad esempio all’effetto creato dal sole quando illumina un campo di girasoli. La luce è il filtro tra dimensione visibile e sfera privata. Le Corbusier descrive perfettamente il concetto: “L’architettura è il gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi sotto la luce.”
2. Come integra la luce naturale nella progettazione?
Simuliamo percorsi di luce e diverse sorgenti luminose attraverso specifici programmi, con differenti intensità, angoli di incidenza e molteplici influenze. La luce è sempre in relazione con diversi filtri come fori, aperture, materiali, finestre, porte, sopraluce... Diventa uno spazio immateriale nello spazio. Un esperimento che giustappone l’ambiente statico a una dinamica fragile.
3. Come utilizza la finestra per definire la realizzazione architettonica?
Come cuscinetto tra interno ed esterno, freddo e caldo, sopra e sotto, asciutto e bagnato. Molto spesso, la finestra viene reinterpretata a livello concettuale e integrata nel contesto. L’ulteriore sviluppo contenutistico del concetto e lo spostamento o l’espansione dei confini funzionali della “finestra”... È stimolante l’interazione della finestra con la luce in entrata e le fonti luminose, come un’azione di contrasto. Ad esempio, le aperture bidimensionali diventano spazi di luce tridimensionali con sovrapposizioni quadridimensionali.
4. Quale edificio esistente (conosciuto) vorrebbe convertire o ampliare? E come?
La Piramide di Cheope. Installerei delle finestre per trasformarla da “spazio morto” a “spazio vivo”.
5. L’edilizia è una giungla di innumerevoli normative e procedure in parte obsolete: cosa cambierebbe? E come?
Abolendo i regolamenti edilizi.
6. L’architettura è realtà costruita. Quale responsabilità sociale e politica hanno oggi gli architetti?
Di creare un valore aggiunto a livello sociale, culturale ed edilizio, di trasformare la progettazione e l’edilizia sostenibile in una visione sostenibile della vita...
7. Con chi Le piacerebbe dialogare di architettura e su quale tema in particolare?
A) Con architetti di spicco sulla (brusca e radicale) “fine dell’architettura”.
B) Con creativi di spicco (non architetti) sulle intersezioni dei campi creativi interdisciplinari.
8. Con quale argomentazione aprirebbe questo dialogo?
Per A): What if it really happened over night?
Per B): What is it that you always wanted to work on with an architect but never had the chance to do so far?
Fondato 11 anni fa a Bolzano e presente anche a Berlino dal 2018, ha ricevuto numerosi premi. Noa* non si considera uno studio di architettura tradizionale, ma piuttosto una rete internazionale e interdisciplinare che si reinventa a seconda del progetto e collabora con professionisti esterni. Lo spettro è ampio: dall’architettura, passando per design e la progettazione di interni, fino al product, fashion e graphic design. I fondatori Lukas Rungger e Stefan Rier si sono conosciuti durante il periodo formativo dall’architetto e designer Matteo Thun a Milano.
Ritratto Stefan Rier e Lukas Rungger: © Mads Mogensen
noa.networkPiù risposte di architetti provenienti da tutta Europa:
finstral.com/framinglight