La realtà sognata.
Come pensano, progettano e costruiscono gli architetti jan de vylder inge vinck di Bruxelles? Un dialogo con Jan De Vylder e Inge Vinck.
“L’architettura rappresenta un’opportunità per un mondo avventuroso e mutevole, come una realtà sognata.” Questa è l’immagine che hanno Inge Vinck e Jan De Vylder del loro nuovo studio, fondato tre anni fa. “Alla luce degli attuali cambiamenti sociali, la visione del nostro nuovo, piccolo studio è forse molto più appropriata di quella che proponevamo prima nello studio più grande”, rivela Jan De Vylder. “Mi riferisco, naturalmente, al cambiamento climatico, ma anche al fatto che la società oggi si aspetta più di una semplice riflessione sull’architettura da parte dei progettisti.”
Il Leone d’Argento alla Biennale Architettura 2018 di Venezia, vinto insieme a Filip Dujardin e Gideon Boie di BAVO, è stato conferito per Unless Ever People, installazione creata nell’ambito del progetto Caritas. Il centro psichiatrico di Melle, in Belgio, è il risultato di un lungo confronto con gli utenti della struttura. In questo processo partecipativo, il progetto iniziale – ampliamento e nuova costruzione in sostituzione degli edifici esistenti – è stato messo radicalmente in discussione e diversificato attraverso una nuova ricerca tipologica.
Inge Vinck e Jan De Vylder lavorano in contesti molto diversi. Da piccoli progetti edilizi come l’Arch Hall di Lievegem a grandi commissioni come CHA PEX, la ristrutturazione e conversione del Palais des Expositions di Charleroi in collaborazione con lo studio di Bruxelles AgwA. L’enorme ex sala espositiva di oltre 60.000 metri quadrati del 1953 sarà trasformata in un centro culturale e congressuale con un parcheggio multipiano. Gli architetti hanno deciso di migliorare l’isolamento termico e acustico solo di una piccola parte dell’edificio e di mantenere la struttura principale nello stato originale. Questa superficie quasi eccedente verrà utilizzata come spazio per ricevimenti e riunioni, parcheggi o grandi eventi come i concerti. Il “connettore urbano” dovrà essere completato entro il 2023.
Quanto è rappresentativo del Suo lavoro il progetto CHA PEX?
Inge Vinck e Jan De Vylder: CHA PEX rappresenta quasi tutto quello che facciamo, dall’approccio alla gara, fino alla realizzazione. Abbiamo già ricevuto un nuovo incarico per questo edificio ancora prima del suo completamento. Si è deciso di integrare un centro congressi nel progetto esistente. Tutto ciò è grandioso e, allo stesso tempo, porta con sé la sfida di adattare il proprio progetto in corso d’opera, mettendolo dunque in prospettiva. Ma forse la cosa più importante è che questa commissione ci ha permesso di sviluppare una visione più sostenibile a livello economico. Edifici di questa portata richiederebbero il triplo del budget. Tuttavia, abbiamo deciso di destinarne solo un terzo a interventi architettonici e utilizzare la parte rimanente per la ristrutturazione. Si è trattato di una svolta nel nostro pensiero, che abbiamo ribattezzato “il 33%”.
Anche la documentazione di gara mette in luce il nostro modo di lavorare: senza dettagli. Nella scena architettonica è buona consuetudine soffermarsi sulla bellezza dei particolari. A lungo andare, ciò può sfociare nel manierismo. Sono sufficienti i normali dettagli del catalogo. Ad esempio, avevamo previsto delle inferriate per ogni parapetto dell’edificio. Dopo aver consultato il responsabile della sicurezza, si è deciso di produrle su misura. Un compito interessante, considerata l’enorme superficie e la grande quantità da ordinare. Le abbiamo realizzate pure un po’ più grandi per poterle presentare davvero come un “oggetto rubato”. In alcuni punti non si abbinavano bene. Ed è proprio questa imperfezione che definisce la bellezza del progetto.
CHA PEX mette in discussione anche le prassi, disposizioni e norme relative al cambio di destinazione d’uso. Se si affronta una riconversione seguendo le regole che valgono per le nuove costruzioni, si disperde un sacco di potenziale in termini di spazio.
Oltre al Suo studio di architettura, lavora come docente. Cosa vuole trasmettere alla prossima generazione di progettisti?
Inge Vinck: Insegno Baukunst (architettura) in un master presso l’Accademia di Belle Arti di Düsseldorf. Durante il semestre lavoriamo su diversi ambiti: nella prima fase, gruppi di quattro studenti progettano degli spazi, che vanno poi a formare un edificio e vengono successivamente inseriti in un sito fittizio o esistente a loro scelta. Per me è fondamentale che imparino a lavorare insieme, perché nella vita professionale la collaborazione è la prassi.
Jan De Vylder: Da alcuni anni lavoro come docente e ricercatore all’ETH di Zurigo. Con gli studenti sviluppiamo progetti basati sulla filosofia del 33%, mostrata nel CHA PEX. Analizziamo come realizzare progetti di riconversione con un terzo del budget. Voglio anche portare all’attenzione della politica questo tema e partecipare attivamente alle discussioni sociali in corso. In definitiva, si tratta di creare di più con meno e dimostrare che gli edifici scartati da qualcun altro meritano ancora una possibilità.